Perché le manifestazioni per Gaza segnalano la nascita di una nuova meravigliosa “Sinistra naturale”

Redazione da Redazione3 min. tempo di lettura

Un articolo di Sergio Parini

Qualche piccola considerazione sulle grandi manifestazioni di questi giorni per Gaza. Politici e media hanno detto di tutto di più, c’è chi le ha lodate e chi le ha criticate, guardando solo il dito (il cartello stupido, lo striscione sbagliato, il solito gruppetto estremista che arriva allo scontro con la polizia) e non la luna: la partecipazione di milioni di persone, in una dimensione che non si vedeva da decenni e forse non si è mai vista così in Italia.

Vorrei concentrarmi sulla luna, per sottolineare tre aspetti.

Primo. Ho visto di persona le manifestazioni a Milano e sono rimasto colpito dalla massa enorme di giovani, di studenti, che è scesa in piazza. Tra loro c’era anche mio figlio, un ragazzo serio e studioso di 16 anni, alla sua prima manifestazione. E con lui c’erano migliaia, decine di migliaia, in Italia centinaia di migliaia di altri ragazzi del liceo che non ce l’hanno fatta più a vedere ogni giorno in televisione le scene strazianti di città rase al suolo, di popolazioni spostate su e giù come mandrie di animali, di donne e bambini ammazzati dall’esercito israeliano mentre cercano di prendere un po’ di grano per fare il pane e non morire di fame.

A chi ci vede solo un oscuro disegno contro il governo, come fa Meloni, vorrei dire smettila di considerarti il centro dell’universo. Il mondo non gira intorno a te. 

Queste manifestazione partono da una considerazione che è prepolitica, è semplice e alta.

È etica. 

È: Io non posso più sopportare di vedere tutto questo dolore senza fare nulla. Sono un essere umano, ho empatia con gli altri esseri umani. Non posso stare inerte sul divano: devo agire, fare qualcosa.

Seconda considerazione. Solo dopo, poi, questo assume una dimensione politica, nel senso proprio della parola greca politikòs, il termine che si usava per indicare ciò che appartiene alla dimensione della vita comune: in senso stretto la vita della “pòlis”, la città, in senso più largo la vita comune di tutti noi come esseri umani.

Entrambe le parole hanno la stessa radice: “pol”, dalla parola che significa “i molti” “oi polloi”. La città è il luogo dei molti, ed è anche il luogo che fa dei molti una comunità.  Ma oggi i mezzi di comunicazione hanno esteso il concetto di comunità. Per questo la sofferenza di un popolo, resa così vicina a noi dai media ( tv, giornali, social) , ci appartiene, e diventa insopportabile.

Terzo. Infine, sì: questa empatia, questo sentire la sofferenza di un popolo come qualcosa di insopportabile, è qualcosa di intrinsecamente di sinistra. Non nel senso di un partito, una ideologia definita, una coalizione, una organizzazione specifica. 

È una sinistra spontanea, non organizzata, ma che nasce da una visione del mondo che è opposta a quella della destra. 

La sinistra da sempre è solidarietà, condivisione, attenzione per i più deboli. 

La destra è individualismo, premiare il più forte, esaltazione della “selezione naturale”: chi ce la fa, bene; chi non ce la fa, peccato, ma probabilmente è colpa sua. 

Non a caso il nostro governo non ha fatto il minimo sforzo per comprendere le ragioni dei manifestanti. 

Per Meloni volevano solo attaccare lei e fare il week end lungo. 

Per Salvini vanno precettati, servono leggi più restrittive per combatterli, sono delinquenti e devastatori.

Allora sì, in conclusione queste manifestazioni sono di sinistra. 

Ma di una nuova, meravigliosa “sinistra naturale”.

 

Testo di Sergio Parini via Facebook

 

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