Sondaggio: la larga maggioranza degli israeliani non è turbata dalla carestia a Gaza.

Il giornale israeliano Haaretz ha pubblicato i risultati di un sondaggio che fotografa le posizioni degli ebrei israeliani.
Gli ebrei israeliani e la carestia a Gaza
La stragrande maggioranza degli ebrei israeliani – il 79 per cento – afferma di “non essere così turbata” o di “non essere affatto turbata” dalle segnalazioni di carestia e sofferenza tra la popolazione palestinese a Gaza, secondo un sondaggio condotto dal Viterbi Family Center for Public Opinion and Policy Research presso l’Israel Democracy Institute alla fine di luglio.
Fa eccezione la minoranza di ebrei di sinistra, con il 70 per cento che affermano di essere invece turbati dalla situazione.
Il sondaggio conferma una tendenza già segnalata da un sondaggio pubblicato a giugno sempre dal giornale israeliano Haaretz secondo cui la maggior parte degli ebrei israeliani sarebbe favorevole all’espulsione forzata dei palestinesi da Gaza.
Il 78 per cento degli ebrei intervistati è convinto poi che “Israele sta facendo sforzi sostanziali per evitare di causare inutili sofferenze ai palestinesi a Gaza”.
La grande maggioranza si fida delle informazioni fornite dalle fonti ufficiali e in particolare dall’esercito israeliano.

Famiglie palestinesi abbandonano la città di Kan Yunis dopo un ordine di evacuazione dell’esercito israeliano.. Foto: Haaretz
Gli ebrei israeliani e i viaggi all’estero
Più della metà degli intervistati ha anche affermato che l’aumento delle segnalazioni di antisemitismo e molestie agli israeliani all’estero sta influenzando i loro piani di viaggio per il prossimo futuro.
Tra gli intervistati ebrei israeliani, il 42 per cento ha detto che l’aumento degli incidenti antisemiti e del sentimento anti-israeliano all’estero influenza le loro scelte di destinazione e il 17 per cento ha detto che non viaggerà presto all’estero a causa di questo.
Nella foto di copertina: israeliani protestano contro la carestia nella Striscia di Gaza tenendo in mano sacchi di farina, mentre altri siedono in un bar di Tel Aviv, luglio 2025. Credito: Tomer Appelbaum per Haaretz
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