Cosa prevede la proposta USA sulle terre rare dell’Ucraina.

L’ultima versione del piano di Donald Trump per lo sfruttamento delle risorse dell’Ucraina sta prendendo piede. Kiev ha ricevuto una nuova proposta di accordo, lunga 58 pagine. L’accordo la obbligherebbe a rimborsare ogni centesimo degli aiuti militari e umanitari americani ricevuti dopo l’invasione russa nel 2022. Washington chiede anche il controllo sulla metà delle entrate generate dall’Ucraina grazie alle sue risorse minerarie, tra cui petrolio e gas. Infine, è un accordo a tempo indeterminato: l’Ucraina non potrà né modificarlo né porvi fine senza il consenso degli Stati Uniti. E cosa ottiene in cambio l’Ucraina? Assolutamente niente.
Donald Trump sta facendo pressioni affinché l’accordo venga firmato, ma anche se Volodymyr Zelensky è tenuto ad accettarne i termini, è molto improbabile che venga ratificato dal Parlamento ucraino. Nella sua versione attuale, lascerebbe l’Ucraina indebitata per un importo di 110,9 miliardi di euro con gli Stati Uniti e creerebbe un pericoloso precedente, con il rischio che anche altri paesi chiedano il rimborso dell’aiuto inviato all’Ucraina.
In base all’accordo, il governo ucraino dovrebbe convertire in dollari la metà delle entrate che ricava dallo sfruttamento dei minerali, del gas, del petrolio e persino delle sue infrastrutture ferroviarie, per trasferirle oltreoceano. Qualsiasi ritardo di pagamento sarebbe accompagnato da sanzioni finanziarie.
Inoltre, gli Stati Uniti vogliono istituire un consiglio di sorveglianza per gestire questo cosiddetto “fondo di investimento comune”, alimentato esclusivamente dal rimborso degli aiuti americani.
La composizione del consiglio di sorveglianza sarebbe la seguente: cinque membri, di cui tre americani e due ucraini. Tutte le decisioni di questo consiglio sarebbero prese a maggioranza dei membri, il che equivale a dare un diritto di veto puro e semplice agli Stati Uniti. Kiev sarebbe quindi sospesa alla buona volontà di Washington per quanto riguarda il reinvestimento dei profitti sul suolo ucraino, tanto più che gli Stati Uniti percepirebbero una tassa del 4% prima che l’Ucraina riceva qualsiasi cosa.
Washington si arroga anche un diritto di prelazione su tutti gli investimenti futuri nelle risorse naturali e nelle infrastrutture ucraine. Ciò significa che l’Ucraina potrebbe lanciare una gara d’appalto solo se viene rifiutata dagli investitori americani, prioritari per concludere questi appalti. Kiev sarebbe costretta a condividere i minimi dettagli con gli Usa dei suoi negoziati strategici con altri Paesi e non potrebbe in nessun caso migliorare la sua offerta agli investitori stranieri, e questo durante l’anno successivo al rifiuto da parte degli americani.
Le aziende che sfruttano le risorse minerarie ucraine non potrebbero nemmeno fare affari con clienti che Washington considera “rivali strategici”. Dato che Trump si è impegnato in una guerra commerciale con l’Europa, ci sono buone probabilità che l’Unione europea faccia parte di queste ultime. Ciò equivarrebbe a chiudere definitivamente la porta a un’eventuale adesione dell’Ucraina all’UE, tanto desiderata dagli ucraini.
E la cosa peggiore in tutto questo è che Volodymyr Zelensky è legato mani e piedi. Non può respingere l’accordo, per paura di provocare un violento conflitto con Donald Trump. L’Ucraina è ancora sotto shock per l’incontro tra i due uomini nello Studio Ovale e ha un disperato bisogno del sostegno degli Stati Uniti nei negoziati con la Russia. L’unica opzione di cui dispone Kiev è quella di trascinare i negoziati.
Il gabinetto di Zelensky sta preparando una controofferta che non leda la sovranità ucraina. Rispetto al mese scorso, Trump ha già rinunciato a certe condizioni draconiane della prima proposta di accordo. Gli ucraini sperano che riveda le sue richieste al ribasso, o addirittura che seppellisca da solo il progetto di accordo.
Immagine di copertina: disegno di Oliver comparso sul giornale austriaco Der Standard

