“Netanyahu sta vendendo Gaza alle milizie private”
Una analisi di Noa Landau sul giornale israeliano Haaretz
Riportiamo la traduzione di ampi stralci dell’articolo comparso su Haaretz
L’opposizione israeliana (o quello che ne resta) attacca spesso il governo Netanyahu per non avere alcuna visione e nessun piano d’azione. Ma ciò che molte persone tendono a non cogliere è che per il primo ministro Benjamin Netanyahu, una mancanza di piani ordinati non significa una mancanza di politica. Al contrario, le sue politiche sono sempre determinate da azioni sul campo, non da discorsi o ratifiche formali.
In tutti i suoi anni in carica, Netanyahu ha beneficiato di ambiguità deliberate, compresi i messaggi contraddittori in diverse versioni in ebraico e inglese. Ma la realtà non mente. È così che, molto lentamente, grandi pezzi della Cisgiordania sono stati annessi di fatto, senza formali misure legislative. Ed è esattamente quello che sta succedendo ora nella Striscia di Gaza.
Mentre gli oppositori di Netanyahu lo stanno criticando per la sua mancanza di qualsiasi piano organizzato per Gaza il giorno dopo la guerra, in pratica, un tale piano viene avanzato attraverso i fatti. In primo luogo, questo viene fatto occupando ampie fasce di Gaza, espellendo i residenti, distruggendo le loro case, pavimentando nuove strade e costruendo avamposti dell’esercito e altre infrastrutture a lungo termine. E in questo momento, si sta anche spingendo un piano per trasferire il controllo civile di Gaza a società private, che saranno pagate per questo.
La società che è stata recentemente menzionata come candidata, GDC (Global Defense Corp) è un appaltatore militare che ha ampiamente operato in Iraq e in Afghanistan durante l’occupazione americana di quei paesi, una delle società mercenarie su cui gravano grandi interrogativi sulla loro conformità al diritto e agli standard internazionali.
Essenzialmente, questo privatizzerebbe il dominio militare su Gaza consegnandolo a società private con interessi finanziari privati. L’obiettivo è trasferire la responsabilità morale e legale da Israele a queste milizie armate. E infatti, in un’intervista al fondatore e CEO dell’azienda, Moti Kahana, questi ha detto che “invieremo un messaggio ai residenti di Gaza, non possono scherzare con noi”, un messaggio in stile mafioso.
Tutto questo viene fatto per evitare di consentire all’Autorità palestinese di prendere piede lì. È una continuazione diretta della politica di rafforzare Hamas e indebolire l’ANP che Netanyahu ha attuato durante i suoi anni al potere.
Accanto a questo processo, Netanyahu sta anche beneficiando della voluta ambiguità sulla sua posizione sulla creazione di insediamenti israeliani a Gaza. Da un lato, afferma che questo non accadrà (o più precisamente, che è “irrealistico”). Ma d’altra parte, il suo partito sta organizzando eventi che promuovono questo sogno messianico. Anche su questo tema, alla fine, il fattore decisivo non saranno le parole, ma la costruzione di quei primi avamposti di insediamento, che saranno poi “difficili da evacuare“.
In pratica, il piano di Netanyahu per la Gaza del dopoguerra consiste in una occupazione militare, attraverso mercenari e insediamenti. Questa è una ricetta infallibile per il prossimo disastro.