La Groenlandia, oggi territorio della Danimarca, tra desiderio di indipendenza e le mire espansionistiche di Trump

Il giornale Courrier International fa una rassegna delle reazioni registrate in Danimarca e Groenlandia dopo le dichiarazioni di Trump. Attualmente la Groenlandia è territorio danese anche se il governo locale groenlandese gode di ampia autonomia rispetto a Copenaghen.
Liberarsi un giorno dalla Danimarca e diventare indipendente, va bene, ma passare sotto la supervisione americana, certamente no. Questa seconda ipotesi, menzionata da Donald Trump il 7 gennaio, ha scontentato i principali partiti politici groenlandesi. Contattati dall’emittente pubblica danese DR , tutti hanno rifiutato l’offerta del leader americano, venata di minaccia di un possibile uso della forza per raggiungere il suo obiettivo.
“La storia non deve ripetersi. Non faremo parte di un altro paese […], noi siamo la Groenlandia”, ha reagito in particolare un leader degli Inuit Ataqatigiit, o IA (A Sinistra), uno dei due partiti che formano la coalizione al potere a Nuuk, la capitale della Groenlandia. territorio autonomo. “Vogliamo essere padroni di casa nostra”, ha aggiunto un rappresentante dell’altro partito al potere, il Sumiut (socialdemocratico).
Mute B. Egede, leader del partito IA e (dal 2021) del governo autonomo, nel suo tradizionale discorso di Capodanno, ha annunciato un’accelerazione del processo verso l’indipendenza nel corso della prossima legislatura, che si aprirà dopo le elezioni parlamentari previste per primi di aprile. “È tempo di fare passi importanti”, ha detto, citato dal quotidiano groenlandese Sermitsiaq , senza fissare una data per l’indizione di un referendum sull’argomento.
“Il momento della verità”
Tale consultazione sarebbe necessaria affinché questo immenso territorio si separi dalla Danimarca, secondo la legge sull’autonomia estesa del 2009, che concede a Nuuk maggiori prerogative, ma non in materia di politica estera o di difesa. Di fronte a questo desiderio di indipendenza, più evidente che mai, “il primo ministro [danese] cammina sul filo del rasoio e il minimo passo falso può avere gravi conseguenze”, ha osservato l’8 gennaio il settimanale danese Weekendavisen in un editoriale intitolato “ Il momento della verità “ .
La socialdemocratica Mette Frederiksen non vuole essere accusata di neocolonialismo, né di cercare di influenzare le prossime elezioni groenlandesi. Ha inoltre ripetuto costantemente che solo i groenlandesi potranno decidere il destino del loro territorio. I suoi partner liberali e di centrodestra nella coalizione di governo sono sulla stessa linea.
D’ora in poi “nessun governo danese potrà negare una simile promessa fatta ai groenlandesi”, ha sottolineato un editorialista di Politiken (centrosinistra). Per lei “è in corso un movimento di allontanamento” tra, da un lato, il territorio popolato da 56.000 persone e, dall’altro, il Regno di Danimarca, che ne assunse la sovranità esclusiva dal Trattato di Kiel (1814).
La Groenlandia dovrebbe avere i mezzi per reggersi sulle proprie gambe. La legge del 2009 prevede che quanto più si emanciperà, tanto più diminuirà la dotazione versata ogni anno da Copenaghen (536 milioni di euro) per far fronte ai suoi bisogni. Lo sfruttamento delle importanti risorse minerarie contenute nel suo suolo (uno dei settori di competenza delle autorità autonome) sarà tanto più decisivo.
Foto: Visit Greenland. Nell’immagine panorama di Monitsoq, Grønland
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