Il futuro del Libano, visto da Beirut.

Redazione da Redazione5 min. tempo di lettura

L’analisi del giornale libanese “L’Orient – Le Jour”

 

Il giornale libanese “L’Orient – La Jour” fa una analisi della situazione attuale del Libano e del Medio Oriente alla luce degli attacchi israeliani. Di seguito la traduzione di un’ampia sintesi.

Un terremoto. Uno shock. Una notte di orrore guardando i sobborghi meridionali di Beirut bombardati dall’esercito israeliano. E l’inizio di un mondo nuovo, dove tutti gli scenari sembrano possibili, per il Libano e il Medio Oriente. La morte di Hassan Nasrallah – annunciata dall’esercito israeliano e poi confermata da Hezbollah – è il momento culminante di una settimana che ha ridistribuito tutte le carte e alla quale nessuno in Libano era preparato.

Da quasi un anno prevedevamo lo scenario di una guerra totale, sapevamo che i rapporti di forza erano largamente a favore di Israele, ma nessun esperto, nessun diplomatico e probabilmente nessun membro di Hezbollah o dell’asse iraniano, poteva immaginare che la milizia più potente del mondo avrebbe subito tali colpi – e con essa il Libano – in pochi giorni.

Una guerra preparata da vent’anni

Per il momento siamo lontani dallo scenario del 2006 [l’ultima guerra tra Israele e Hezbollah] e anche lontano da quanto sta accadendo a Gaza: è ormai chiaro che l’esercito israeliano sta preparando questa guerra da quasi vent’anni e che ha dozzine di mosse di vantaggio. Sembra sapere tutto del partito sciita Hezbollah: i suoi nascondigli, i suoi dirigenti, i suoi comandanti, i suoi depositi missilistici, i suoi mezzi di comunicazione. Anche il volo dei suoi droni su Beirut, giorno e notte, suona come un ultimo monito: Israele controlla il Libano in ogni sua mossa.

Quanto è infiltrato il partito Hezbollah? Quanto ha sottovalutato la forza e la determinazione del suo avversario?

Israele è riuscito a decapitare quasi l’intero alto comando di Hezbollah in pochi giorni, poche settimane al massimo se includiamo l’assassinio di Fouad Chokor nella periferia meridionale del 30 luglio. Il partito filo-iraniano sembra totalmente disorientato, come dimostra il tempo impiegato per annunciare la morte del suo leader.

Chi sostiene Hezbollah?

Diversi miti sono crollati negli ultimi giorni: quello dell’equilibrio del terrore di cui si vantava Hezbollah; quello dell’onnipotenza di un movimento divenuto negli ultimi anni un vero e proprio esercito regionale; quello dell’invincibilità di Hassan Nasrallah, uno degli uomini più potenti del Medio Oriente; e infine quello “dell’unità dei fronti” tanto caro all’asse iraniano.

Hezbollah è sul posto e nessuno è ancora venuto in suo aiuto: né il suo padrino iraniano, né gli Houthi, né le milizie irachene e ancor meno il regime sirianodi Assad per la cui sopravvivenza Hezbollah ha comunque sacrificato migliaia di uomini.

Nonostante tutto, è necessaria cautela. Non sappiamo nulla di ciò che accade all’interno del partito, né delle intenzioni degli iraniani. Israele ha effettuato migliaia di attacchi in una settimana che probabilmente hanno distrutto parte dell’arsenale di Hezbollah. Ma né i 150.000 missili e razzi che possiede, né le decine di migliaia di uomini armati che formano la milizia, sono scomparsi in un batter d’occhio.

Anche se sembra ogni giorno più complicato, non possiamo escludere che Hezbollah abbia ancora i mezzi per rispondere al suo avversario e condurre una guerra totale e duratura. Per ora è sotto choc. Può rialzarsi? Deve tenere conto delle pressioni della sua piazza e del Libano, che non vogliono questa guerra. Ma, alla fine, la decisione non sarà di Hezbollah, ma dell’Iran.

Una scommessa rischiosa per Teheran

Spetta alla Repubblica islamica decidere se accettare la sconfitta o lanciarsi in un’escalation desa di pericoli. Potrebbe ritenere di dover almeno provare a riequilibrare gli equilibri di potere prima di avviare la fase negoziale, scelta che probabilmente implicherebbe dare il via libera a Hezbollah per utilizzare i suoi missili ad alta precisione e attivare gli altri alleati nella regione.

Ma si tratta di una scommessa rischiosa che alla fine potrebbe compromettere la sopravvivenza del regime iraniano, dal momento che gli Stati Uniti hanno inviato segnali molto chiari secondo cui non si terranno lontani da questa guerra. Nonostante i suoi missili e le sue milizie, Teheran non ha le risorse necessarie per affrontare Washington e Tel Aviv in un conflitto diretto, soprattutto perché i paesi del Golfo e la Giordania si schiererebbero dalla parte del “nemico” .

Può il regime iraniano, ossessionato dalla sua sopravvivenza, metterla in pericolo per evitare un’umiliante sconfitta per Hezbollah? La dichiarazione di sabato del leader supremo Ali Khamenei, secondo cui Israele non sarà in grado di sconfiggere Hezbollah, può essere interpretata in diversi modi. Come un abbandono virtuale, o come un modo per guadagnare tempo prima di preparare la risposta.

L’Iran vede crollare davanti ai suoi occhi gran parte di ciò che ha costruito in più di quattro decenni. Dopo il 7 ottobre 2023 sembra non essersi reso conto della determinazione di Israele nell’indebolirlo con il malcelato via libera da parte dell’amministrazione Biden. La sua priorità ora è forse quella di preservare il programma nucleare, visto come l’ultima assicurazione sulla vita del regime.

Un’onda d’urto senza precedenti in Libano

E il Libano in tutto questo? Israele agisce senza il minimo ritegno o considerazione per le vittime civili. L’attacco contro Hassan Nasrallah di venerdì sera ha provocato centinaia di morti secondo le stime dell’esercito israeliano, a cui vanno aggiunti coloro che devono essere morti durante la notte, perché non sono riusciti a fuggire in tempo dalle loro case. Tutto questo senza la minima condanna internazionale! Se l’escalation continua, il bilancio delle vittime raggiungerà rapidamente migliaia di persone e gran parte delle infrastrutture nel sud, nella Bekaa e nella periferia sud di Beirut saranno distrutte.

Se si concluderà un cessate il fuoco, il Paese aprirà un nuovo capitolo della sua storia, dominata ormai da più di due decenni dall’ombra di Hezbollah e di Hassan Nasrallah. Il segretario generale di Hezbollah è stato la personalità più adorata e più odiata del Paese del Cedro.

La sua morte è un’onda d’urto senza precedenti. Hassan Nasrallah era il volto e la voce dell’ “Asse della Resistenza”  a Israele. Verrà ovviamente sostituito, ma per molti aspetti sembra insostituibile.

Qualunque sia l’esito della guerra, Hezbollah ne uscirà molto indebolito. Ci vorranno anni per ricostruire la sua credibilità nei confronti della sua base popolare, di tutti i libanesi e dei paesi della regione. Ma non scomparirà. La squadra pro iraniana si evolverà, muterà, ma resterà la più forte del panorama libanese.

Diventerà di nuovo una milizia pura? Cercherà invece di diventare un partito “come gli altri”  ? E’ troppo presto per saperlo. Possiamo però immaginare che Hezbollah sarà ancora più paranoico, meno disposto a fare la minima concessione, e più determinato che mai a ripristinare, con tutti i mezzi possibili, un equilibrio di potere a lui favorevole con gli altri partiti libanesi.

Tutti gli scenari sono sul tavolo. Quella di una guerra totale, di una sconfitta che il partito sciita farà pagare al Libano e di un’opportunità, fragilissima, di imparare finalmente la lezione di tutto ciò che ha portato il Libano, al di là di Hezbollah, a ritrovarsi in questa situazione.

Foto Associated Press

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