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I Paesi del Sud usano la giustizia internazionale per contestare i soprusi del vecchio ordine mondiale.

Redazione da Redazione3 min. tempo di lettura

Il caso delle richieste di intervento delle Corti di Giustizia Internazionale nei conflitti avanzate da Paesi del “Sud” del mondo.

La traduzione di stralci di una analisi di Courrierinternational.com.  

La richiesta di arresto per leader israeliani e di Hamas.

Di recente il procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI) ha chiesto che la Corte emetta un mandato di arresto per dei leader di Israele e di Hamas a causa delle azioni da loro compiute durante il conflitto in corso nella striscia di Gaza. Ora starà alla Corte decidere se accogliere la richiesta. Una richiesta che non è arrivata in maniera inattesa.

Il 3 maggio, in un gesto inedito, l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale aveva chiesto di porre fine a ciò che ha chiamato “intimidazione rivolta a questo tribunale incaricato di indagare, perseguire e giudicare le persone accusate di aver commesso i crimini più gravi che colpiscono l’intera comunità internazionale, vale a dire il crimine di genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e il crimine di aggressione”.

Come osserva Al-Jazeera, sebbene la dichiarazione del procuratore non menzionasse Israele, è stata pubblicata dopo che i funzionari israeliani e statunitensi hanno allertato la CPI sulle conseguenze associate ai mandati di arresto che avrebbe potuto emettere nel contesto della guerra condotta da Israele a Gaza.

Se verranno  emessi questi mandati di arresto, ciascuno dei 123 Stati membri della CPI sarà tenuto ad arrestare le persone interessate che entrassero nel suo territorio e a consegnarle alla Corte per essere giudicate. Un’ipotesi che spiega, secondo il sito Axios, perché  il primo ministro israeliano abbia esortato il presidente Joe Biden a “intervenire” per impedire alla Corte dell’Aia di emettere questi mandati, minacciando al contempo rappresaglie contro l’Autorità palestinese se la CPI andasse avanti.

Un secondo fronte giuridico: la Corte internazionale di giustizia.

Questo colpo di scena apre un secondo fronte sul campo di battaglia del diritto internazionale. Infatti, dopo che nel dicembre 2023 la Corte internazionale di giustizia (CIJ), la giurisdizione delle Nazioni Unite, era stata interpellata dal Sudafrica, Paese che accusa Israele di genocidio contro i palestinesi di Gaza, il 24 maggio la Corte ha ordinato a Israele il cessate il fuoco immediato, minacciando sanzioni se non lo farà. Nel febbraio 2024, si era aperta davanti a questa stessa CIJ un procedimento per giudicare la legalità dell’occupazione dei Territori palestinesi da parte di Israele. In questa occasione, nota il sito Justice Info, 63 Stati e organizzazioni internazionali avevano depositato memorie legali. Un caso senza precedenti.

Quest’altra Corte opera in un perimetro diverso, perché la CIJ prende di mira gli Stati, mentre la CPI si occupa di procedimenti contro gli individui. Come gli Stati Uniti, l’India, la Cina, la Russia o l’Iran, Israele riconosce l’autorità della prima, ma non della seconda. La Palestina, nel frattempo, ha aderito nel 2015 allo statuto di Roma, trattato fondatore della CPI, e riconosce la CIJ.

Sud-Nord: qualcosa sta cambiando.

Secondo Heidi Matthews, professore alla York University di Toronto, l’accusa di  genocidio del Sudafrica contro Israele e quello dell’Ucraina contro la Russia sono l’indicazione che “qualcosa è cambiato”. “Se guardiamo da dove provengono queste richieste alla Corte, vediamo Stati – chiamiamo  ‘dal Sud’ – che, come il Sudafrica nel caso per genocidio, fanno davvero pressione sulle leve che il diritto internazionale offre loro per salire sulla scena mondiale”, continua nelle colonne di Justice Info.

Un’analisi condivisa da Erin McCandless, professore emerito al Qatar Public Policy College, che ritiene, sul sito di Al-Jazeera, che la guerra di Israele contro Hamas abbia alimentato gli sforzi per garantire che il diritto internazionale si applichi allo stesso modo a tutti.

Da parte sua, The Guardian interpreta questa effervescenza da parte del diritto internazionale come l’indizio che “la logica occidentale si sta esaurendo e che  il suo potere di persuasione diminuisce in un mondo multipolare.  Il fatto che il Paese che ha presentato denuncia sia il Sudafrica – un’icona delle devastazioni del colonialismo, della colonizzazione e dell’apartheid – non può sfuggire a nessuno”.

Immagine di copertina di Lewenstein

 

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1 Comments
  • Davide Calabria
    16 09 2024

    Il mondo è veramente come nell’immagine sopra. Del resto veniva rappresentato così anche nella visione dall’alto (teologica) del mappamondo di fra Mauro del 1450. Poi i nordisti l’hanno rimpiazzato con l’attuale mappamondo e una visione dal basso, mettendo a soqquadro il pianeta.
    Quando si va a Sud si va Su verso l’equatore, dove la Terra è più larga.

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